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  • Immagine del redattoreThe Company Dance

Storia e teoria della Modern Dance

Aggiornamento: 20 lug 2020



Cos’è la Modern Dance?

Il termine Modern Dance sta ad indicare la danza che appartiene al periodo del ‘900 dell’arte moderna i cui pionieri ne hanno fondato le basi negli USA.

Purtroppo in Italia con l’espressione danza moderna si definiscono in modo vago e confuso ancora oggi molti tipi di danza, che tendono ad avere invece caratteristiche commerciali o legate ad un contesto televisivo.

La Modern Dance nasce come negazione delle forme classico-accademiche, come identificazione di un nuovo vocabolario tecnico, come definizione di un nuovo codice di movimento espressivo ed infine come drammatizzazione della danza in senso teatrale. Spezza i canoni classici per una danza più libera ed innovativa. La prevalenza dell’assolo-femminile nelle prime coreografie della danza libera, fa riflettere su come questa forma tenti di affermare una visione particolare del mondo attraverso la proposta di una specifica qualità del movimento propria del corpo femminile, che porta con sé anche una nuova immagine della donna, come individuo libero, autonomo, creatore della sua stessa arte. Inoltre, l’assolo rappresenta il principio fondante della stessa danza moderna, per la quale ogni uomo o donna, solamente per il fatto di vivere e possedere un corpo, è un danzatore. Negli stessi anni, si sviluppa la tensione verso la creazione di una comunità in cui prevalgono i principi della convivenza collettiva: esempio ne è l’esperienza di Monte Verità. La Modern Dance nasce come un compimento degli ideali della danza libera e romantica, in quanto riscopre il movimento del corpo come materia prima dell’espressione, sostanza della danza, strumento necessario per esprimere la dimensione interiore dell’uomo in una precisa forma vitale; il movimento scaturisce da vissuti intellettivi ed emozionali ed è il frutto dell’incontro tra un corpo ed il “senso del mistero”, ossia la mente dell’uomo con tutte le sue zone di ombra, pulsioni irrazionali e vissuti.

La danza moderna, quindi, ricerca la verità del gesto e dell’espressione che scaturiscono dalla vita e cercano di dare forma estetica al vissuto personale dell’artista, cosicché la bellezza risiede nell’efficacia della forma di sintetizzare quanto interiormente il soggetto racchiude. La danza creata da Martha Graham e dai suoi contemporanei appare quindi come rispondente ad una vera arte del corpo, luogo esperienziale di una percezione di qualcosa di nuovo mai prima esplorato, espressione nello spazio nel tempo che coinvolge tutti i sensi e li utilizza come canali attraverso i quali comunicare l’aspetto interiore dell’uomo.


Isadora Duncan

Il primo grande nome di questa rivoluzione fu quello di Isadora Duncan (1878 – 1927), la quale riteneva che la danza dovesse esprimere i sentimenti e le emozioni dell’umanità.

Questa straordinaria ed eccentrica donna apre la strada alla Modern Dance. Si allontana dal balletto classico perché produce un movimento sterile che non genera movimenti futuri, ma muore appena compiuto. La nuova danza classica, secondo Isadora, dovrà essere in grado di liberare il corpo e la mente.

La Duncan cerca di recuperare nella danza il contatto con la terra: Isadora danza scalza, non sfugge alla terra, i suoi piedi nudi diventano l’essenziale punto di contatto con quell’humus terreno che è la vita. Riprendendo contatto con il suolo, la sua danza riprende contatto con la realtà vitale. Isadora non creò una nuova tecnica, ma una nuova concezione della danza, portò uno spirito nuovo che rese possibile il rinnovamento nella danza Occidente.

La liberazione del movimento corporeo, di un corpo vitale, da troppo tempo mortificato dalla perversione dualistica cristiana in cui “la carne” viene considerata ostacolo dell’anima, un corpo invece capace di comunicare emozioni umane, ma anche espressione visibile dell’anima e dello spirito. Un corpo che recupera la propria sacralità e la propria grazia, quella di Isadora fu una concezione religiosa della danza come anche della vita. Isadora seppure in modo un po’ confuso, non ben definito, indicò la via ai creatori della Danza Moderna: Ruth Saint-Denis, Ted Shawn, Martha Graham, Mary Wigman, Rudolf Von Laban, Doris Humhrey … artisti che, attraverso una molteplicità di linguaggi, tecniche e stili differenti, furono mossi dalla medesima volontà di ricercare moduli espressivi originali, movimenti che annullassero ogni artificiosa scissione tra esteriorità e interiorità, tra forma e contenuto. Il totale fallimento da un punto di vista didattico delle numerose scuole di danza che Isadora cercò di aprire in tutta Europa è un’ovvia dimostrazione dell’inimitabilità e dell’assoluta personalizzazione della sua prassi coreografica. Ed è stato proprio il mito di una sua <<spontaneità>> del tutto arbitraria e irrazionale, da un punto di vista coreutica, a indurre gli storici a definirla più come un grandioso personaggio di eroina romantica che come un’autentica rivoluzionaria della danza contemporanea. La danza di Isadora nasce dunque dalla musica: ma non, certamente, come mera visualizzazione del ritmo e della melodia; e bensì come fonte di stimolo essenziale , come fondamentale guida, come grande strumento di irradiazione della della realtà emozionale: il suo corpo danzante si lascia penetrare dalle vibrazioni musicali; facendosi ispirare dalla tonalità e dall’intensità di ogni frase. E il rapporto danza-musica ne risulta radicalmente trasformato rispetto alle letture coreografiche convenzionali. Le innovazioni della Duncan sono quindi:

· Liberarsi dal rigore classico

· Danza a piedi nudi e non con le scarpette

· La danza deve esprimere le emozioni dell’animo umano

· Le coreografie hanno chiave romantica

· Con lei si apre la strada del Modern Dance

· Stile e coreografie di Isadora Duncan: Link


Doris Humphrey

Artista lucida, di grande onestà intellettuale, Doris Humphrey decide di affidarsi esclusivamente all’ispirazione che le giunge dal suo unico vero mondo culturale, l’America, e di esplorare, attraverso uno sviluppo originale della composizione coreografica, forme espressive nuove e autoctone, aldilà di qualsiasi orientalismo di maniera. I temi privilegiati sono la ricerca umana di un armonioso rapporto con la società, la condanna dell’amore possessivo, la satira della società competitiva. Afflitta da violente crisi di artrite, Doris Humphrey smette definitivamente di danzare all’inizio degli anni ’40, consacrandosi così alla coreografia e all’insegnamento. Divenuta direttrice artistica della compagnia fondata dal suo più celebre allievo, José Limòn, vi lavora come coreografa dal 1946 al 1957, componendo molti pezzi inclusi nel repertorio della Limòn Dance Company. Nel 1951, a New York, fonda anche The Juilliard Dance Theatre, dove svolge attività di insegnante e coreografa fino al ’57. Muore a New York alla fine dell’anno successivo. Le coreografie di Doris Humphrey riflettono questa dialettica di poli contrapposti mediante un confronto costante con la tematica dei due poli dell’esperienza “conflitto-risoluzione”. L’aspirazione dell’uomo alla trascendenza grazie alla liberazione dagli istinti e dai bisogni fisiologici, dolorosa scissione che vuol essere purificazione dal peccato, è il tema di uno dei lavori più noti della Humphrey: Shakers, del 1931. La coreografia, che narra la vicenda di una seta religiosa del diciannovesimo secolo, composta da uomini obbligatoriamente celibi che pensavano di potersi liberare dal peccato scuotendolo via dal proprio corpo con moti convulsi, affronta la tematica della morale puritana, tanto cara anche alla Graham. Doris Humphrey mette nettamente in rilievo i vantaggi espressivi dell’asimmetria rispetto alla simmetria, enunciando così come una concezione investe basilarmente tutta la gamma di movimenti caratteristici della danza moderna. Tale particolarità costituisce uno dei più rilevanti elementi di differenziazione rispetto al balletto classico, impostato sulla rigida simmetria. Secondo la Humphrey, quindi, nella composizione delle frasi coreografiche bisogna procedere verso l’eliminazione quasi totale dei movimenti simmetrici, che favoriscono l’impressione dell’inerzia. La frase coreografica deve essere corta e concisa. I movimenti lenti, sostiene la Humphrey, producono un effetto di fragilità, e tutto, nella composizione, deve contrapporsi alla monotonia. È l’effetto dei contrasti dinamici che conta, espresso sempre in un lasso di tempo minimo. A suo parere, dunque, un movimento lineare e stilizzato non è mai interessante: la danza deve evitare le pose eleganti e decorative. Per quanto riguarda l’utilizzazione della musica, Doris Humphrey è la prima coreografa della Modern Dance ad auspicare una parziale opposizione tra musica e danza. Il movimento, dichiara, non deve mai essere sottomesso alla musica, ma conservare sempre la sua autonomia strutturale. Con Doris Humphrey, la danza si definisce arte visuale, di ritmo autonomo. Senza più condizionamenti.

· Shakers di Doris Humphrey: Link

· Alcuni movimenti della tecnica di Doris effettuati da lei e dai suoi studenti: Link

La Tecnica

Il sistema di movimento creato da Doris Humphrey tende quindi al raggiungimento di una espressività motoria che appaia sempre come la risultante di un equilibrio ottenuto grazie alla tensione muscolare e alla distribuzione del peso nel corpo del danzatore: un equilibrio che dia il senso pieno di una lotta tenace contro la gravità. La Humphrey perviene alla completa formulazione dei suoi principi attraverso anni di studio e di ricerca. Doris Humphrey è considerata la più importante teorica della coreografia nella storia della danza moderna americana.

Nel compiere le sue ricerche sul movimento, la volontà che ispira Doris Humphrey non è mai formulazione di principi estetici fini a sé stessi: ciò a cui tende è la costituzione di leggi motorie fondamentali. A tale scopo, lavora esclusivamente su basi concrete e materiali, meccaniche, partendo dall’acquisizione elementare che il moto si definisce come l’opposto di uno stato di quiete, distingue innanzitutto il movimento dalla mozione, intendendo con il primo termine l’insieme dei fattori fisici puramente meccanici, mentre nel secondo genere di moto vede l’aggiunta di elementi volitivi. Se il corpo umano può mantenere lo stato di quiete per quanto riguarda il movimento, nel senso che la staticità dipende da fattori volontari, è impossibile l’inazione totale per ciò concerne la mozione, in quanto i processi vitali ci agitano fisicamente di pulsioni continue, anche se minime. Doris Humphrey considera quindi il corpo umano come una complessa struttura di piccolissime mozioni che hanno la funzione di compensare tutti quei moti che tendono a distruggere l’equilibrio: mozioni, in pratica, che si oppongono alla forza di gravità. Compie tale scoperta di fronte allo specchio, osservando che quando esegue un movimento oscillatorio, si verifica automaticamente la tensione verso l’alto di piccole mozioni compensatorie. Col progressivo aumento dell’oscillazione e il conseguente superamento del punto d’equilibrio, nota che il corpo acquista una velocità sempre maggiore nella sua discesa verso il basso, e che l’intensità raggiunge il massimo grado nel momento immediatamente antecedente alla caduta al suolo. Osserva che durante la caduta, forti correnti di energia forzano il corpo nella direzione opposta, verso il recupero. In questo senso, definisce il movimento come “the arc between two deaths” (l’arco tra due punti morti), e stabilisce che ogni movimento può essere semplicemente considerato come una serie di cadute e di recuperi: la danza intesa come mezzo drammatico di rappresentazione esistenziale deve configurarsi come accentuazione emotiva di questa dialettica, per definirsi come genere proiettivo dell’esperienza umana. Nella sua concezione, la fase di squilibrio più accentuata, quella in cui la violenza delle forze contrapposte si fa particolarmente intensa, è il momento in cui il danzatore identifica le più ampie possibilità espressive. Per questi motivi, la tecnica Humphrey di apprendimento della danza si basa essenzialmente su sequenze di esercizi che tendono ad ottenere dal corpo del danzatore un efficace e armonico spostamento del peso connesso al movimento, così da creare sempre l’effetto di una riconquista del proprio asse d’equilibrio come risultante dall’opposizione della propria energia alla caduta. Ciò non equivale affatto a una fuga verso l’alto, come accade nel balletto classico: qui, al contrario, la protagonista della scena è proprio la forza di gravità e la lotta del danzatore per opporvisi deve essere esplicita.

Infine la tecnica Limòn (allievo di Doris Humphrey) nasce dalla tecnica di Doris, come “tecnica Humphrey-Limon ed è considerata una delle basi degli stili modern e contemporary, tanto che è attualmente insegnata nelle quasi totalità delle scuole di danza europee e americane. La sua tecnica si sviluppa attraverso una suddivisione di isolamenti e di impulsi localizzati, indirizzati in tutte le direzioni. Negli esercizi di riscaldamento viene usata anche la tecnica classica, tuttavia il movimento è sempre generato dal centro del corpo. Ne risulta uno stile molto dinamico. “La tecnica che sviluppò Limòn deve molto ai concetti di Humphrey di “fall and recovery” (caduta e ripresa) e all’importanza di ritmi basati sulla respirazione, ma in più Limòn ha fatto esperimenti con le varie parti del corpo che si muovono indipendentemente una dall’altra: gli strumenti (braccia, gamba, testa) che compongono l’orchestra (il corpo)”.

· Stile e coreografie della Limon DanceCompany: Link 1 Link 2 Link 3


Marta Graham

Martha Graham, pioniera della danza, è la più conosciuta esponente della Modern Dance americana; ha avuto un’influenza vastissima nel suo campo, la maggior parte dei coreografi moderni americani furono suoi allievi o membri della sua compagnia. La Graham ha il merito di aver creato il primo vocabolario compiuto di modern ed il suo metodo è ancora oggi diffuso in tutto il mondo.

Il suo linguaggio coreografico molto strutturato, espressionista, gestuale ispira al movimento animale, all’arte cubista, al primitivismo, alla psicologia e al mito greco. Si può dire che la Modern Dance, in senso completo, sia nata con lei: la danza si trasforma in espressione proiettiva degli accadimenti del ventesimo secolo, sia identificando una nuova drammaturgia del movimento sia attingendo da fonti di ispirazione del tutto inedite, fino ad allora, per il teatro di danza. Secondo la coreografa il danzatore deve trovare la massima concentrazione nel proprio corpo per esprimere e proiettare all’esterno quell’esperienza totale che è la vita.

Nel 1927 aprì la Martha Graham School of Contemporary Dance.


La Tecnica

Il punto fondamentale della tecnica Graham è l’atto della respirazione, il segno stesso della vita, alterarsi ritmico di dentro e fuori, la continuità è totale, non c’è inzio e non c’è fine.

La respirazione tuttavia non può essere localizzata in un punto preciso, poiché il processo fisiologico coinvolge interamente la parte centrale del corpo, busto e addome.

La tecnica Graham Si propone di modellare e disciplinare il corpo rendendolo uno strumento flessibile, eloquente consapevole, in grado di esprimere le esigenze dello spirito. Attraverso una serie di esercizi (eseguiti in parte a terra ed in parte in piedi) studiati in modo molto attento e mirato si acquisisce un maggior controllo della postura, una camminata più armoniosa ed una percezione più completa del corpo. Solo partendo da una maggiore consapevolezza di base e da una migliore qualità del movimento, si può pensare di passare a sviluppi coreografici dinamici, intensi ed espressivi.

Da questa ricerca nasce l’esercizio basilare della tecnica Graham per l’allenamento alla danza; contraction-release, movimento di opposizione di due forze contrarie e complementari che segna il flusso della respirazione.

La Contraction consiste di un un’energia che parte dal centro per spingersi indietro, tutto il resto del corpo (bacino, spalle, petto, testa…) reagisce alla contraction in una costante tensione verso l’alto. Ciò equivale al pieno controllo del torace, infatti se i muscoli del busto fossero rilassati, la contrazione centrale del muscolo diaframmatico produrrebbe l’incassarsi del petto ed un abbassamento delle spalle, con un conseguente spezzarsi della linea del collo, come se si venisse assorbiti dalla forza di gravità.

In breve la contrazione produce una curva concava nella parte finale della colonna vertebrale (all’incirca la zona in cui si trovano i reni), tramite le spinte opposte e complementari del bacino in avanti e della vita all’indietro, ritrova il centro da cui era partita. Da qui in avanti l concetto principale (contraction-release) della tecnica Graham sarà la base anche per le cadute dalla posizione a terra seduti, fino alle cadute dalla posizione in piedi.

L’insieme di questi due impulsi, contraction-release, si configura come una sorta di visualizzazione dell’atto respiratorio. Entrambi i movimenti è indispensabile mantenere una costante tensioni dei muscoli del corpo.

E’ infatti fondamentale avere sempre il perfetto dominio di ogni parte del corpo; ne consegue che senza una concentrazione mentale ed un impegno costante non si potrà arrivare ad ottenere una carica di tensione tale da rendere il corpo elastico, vivo pronto allo scatto improvviso o alle cadute, tipiche dello stile Graham, che non sono mai abbandono verso terra, ma vere e proprie scariche di energia verso il basso, pronte a proiettarsi di nuovo verso l’alto spinte da un’energia che partendo dal centro muove tutto il resto. Dal punto di vista puramente fisico gli esercizi di contraction-release, è la spiral intesa come torsione: per torsione si intende un movimento particolare, esemplificato da un’immaginaria linea elastica di forza che percorre il corpo come una spirale, così da produrre un movimento di opposizione che coinvolge tutta la superficie del torso. Lo scatto, la torsione, il cambiamento di direzione nello spazio (connesso alla “spirale” che viene usata spesso proprio per cambiare direzione) hanno sempre origine dalla forza del centro.

• Stile e coreografie della Marta Graham Dance Company: Link 1 Link 2 Link 3


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